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COME POTARE UN ALBICOCCO
Potatura albicocco: tecniche e tipi
La potatura dell’albicocco può essere fondamentalmente di due tipi:
La potatura di allevamento (detta anche ‘di formazione’) è finalizzata principalmente a conferire una certa forma alla chioma, più per finalità estetiche che produttive. Nel caso di un albicocco coltivato in giardino a scopo ornamentale, infatti, i tagli potranno donare all’arbusto una forma a spalliera in modo da addossarlo a muri, viali o recinti.
Nel caso, invece, in cui la potatura dell’albicocco sia di tipo produttivo, i tagli eseguiti vengono definiti di ‘ritorno‘. Ciò vuol dire che vengono tagliati i rami immediatamente dopo quelli laterali che in questo modo diventano produttivi, aumentando così la capacità fruttifera della pianta.
La potatura di allevamento può essere propedeutica anche alla coltivazione della pianta in vaso. In questo caso i tagli conferiscono all’arbusto una forma a imbuto, con uno scheletro formato da tre o quattro rami principali, o a palmetta, con rami obliqui, ma senza conferire forme geometriche.
Come si fa
Per quanto riguarda la potatura da allevamento, la prima volta si procede a un’altezza che va dai 30 ai 2 metri dal suolo. Questo dipenderà dalla forma che si vuole conferire all’albero e alla sua chioma.
Dopo la prima potatura, infatti, cominceranno a svilupparsi i rami che daranno alla pianta la forma desiderata. Per la forma a spalliera si procederà con tagli dal basso, anche al di sotto dei cinquanta centimetri dal suolo.
Una volta che l’albicocco avrà assunto la forma desiderata, si potrà abbinare anche una potatura di produzione. Dovranno essere eliminati i rami secchi e improduttivi e quelli in eccesso che non lasciano penetrare la luce tra i rami produttivi.
In base alla varietà, la potatura di produzione dell’albicocco può essere eseguita anche con la tecnica del rinnovo che consiste nell’accorciare i rami misti o curvi che crescono vigorosamente ma non fruttificano. Questa tecnica, infatti, stimolerà la crescita delle gemme apicali che produrranno poi i frutti.
E’ bene ricordare che i tagli non devono mai essere troppo drastici. La corteccia dell’albicocco, infatti, cicatrizza molto lentamente. Le ferite devono essere coperte con mastice o con una miscela di acqua e colla vinilica che svolge anche un’azione disinfettante e protettiva sulla pianta.
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Gli attrezzi da utilizzare per la potatura sono:
Questi devono essere accuratamente puliti e disinfettati prima e dopo l’uso. Tagli imprecisi, effettuati con attrezzi sporchi o ferite non perfettamente cicatrizzate possono dar vita a malattie fungine e batteriche molto pericolose per la vita della pianta.
La potatura dell’albicocco si effettua nei primi 4 anni di vita della pianta. Il primo taglio, in particolare, è quello più importante perchè conferirà la forma definitiva alla chioma. I tagli successivi sono tesi più che altro all’eliminazione dei rami in eccesso e al contenimento dello sviluppo vegetativo della pianta.
La potatura deve essere eseguita preferibilmente in primavera e all’inizio dell‘estate quando i rami sono ricchi di foglie. Nel caso dell’albicocco, in effetti, si parla di potatura verde e va da marzo a fine maggio e da giugno e fine luglio. Nel primo periodo si taglieranno i rami in eccesso più corti (max 20 cm).
Nella seconda fase si taglieranno i rami misti (30-70 cm). Un’ultimo taglio deve essere eseguito a fine agosto quando lo sviluppo delle gemme è ormai completato.
La crescita dell’albero di albicocco
L’albicocco è una specie tipica del Mediterraneo, che inizia a diffondersi in Europa al tempo dei romani. È tra gli alberi da frutto più amati ed è molto presente nei frutteti familiari. Presso l’università di Pisa è attivo da diversi decenni un progetto finalizzato a recuperarne varietà antiche e autoctone. L’albero ha una vigoria media, ma una grande longevità. Emette molta vegetazione, con una rapida crescita primaverile.
Si riproduce per innesto e viene innestato tipicamente su:
Negli alberi di albicocco con portamento assurgente la potatura deve essere più incisiva negli interventi al verde, al fine di limitare la vigoria. L’albicocco è un albero che ha una forte dominanza della gemma apicale, che deve essere regolata con la potatura. A seconda del portainnesto e della vigoria della varietà, l’albero ha portamento:
La crescita primaverile segue più cicli, che interessano parti differenti della struttura. Per questo motivo non s’interviene una sola volta con una drastica potatura invernale, ma a più riprese, con molta importanza alla potatura verde:
La potatura dell’albicocco non influisce in modo significativo sulla qualità dei frutti. Influenza però la loro quantità, visto che la pianta produce in maniera abbondante. L’obiettivo principale della potatura è aumentare o diminuire la produzione, intervenendo quindi sul numero di rami fruttiferi che si lasciano sull’albero con le operazioni di taglio. Ma vediamo come si potano i singoli rami dell’albicocco.
Il pollone è il tipico ramo dritto che si origina vicino al colletto dell’albero. L’albicocco non è una specie con una forte attitudine pollonifera, fatta eccezione per il portainnesto mirabolano. Nell’intervento di potatura, i polloni si eliminano con un taglio alla base, in primavera o prima della raccolta dei frutti.
Il succhione è un ramo vigoroso e di solito vegetativo. Ha ramificazioni anticipate che terminano in brindilli corti, i quali possono avere gemme a fiore. Questi rami partono, di solito, dalle branche più grosse. Si potano con un taglio alla base, sia nella potatura secca, che in quella verde. Quelli da togliere sono quelli inseriti nella parte ventrale delle branche. Nella potatura dell’albicocco adulto questi rami possono essere usati per il rinnovo di branche esaurite o danneggiate.
È il vigoroso ramo dell’anno, con prevalenza di gemme a legno. Nel secondo anno, prolungandosi, diviene una branca riproduttiva. Questi rami non vanno toccati in potatura con tagli di ritorno, per evitare di causare riscoppi vegetativi. L’operazione di raccorciamento torna utile per rinvigorire una branca o rivestire di vegetazione zone spoglie.
Il ramo misto ha vigore medio e porta gemme vegetative e a fiore nella parte finale. È un ramo mediamente produttivo, con una fioritura intermedia. Nella potatura dell’albicocco si diradano i rami misti in eccesso. Onde favorire l’emissione di rami anticipati, si possono cimare i rami misti nella potatura verde. In inverno non si toccano.
È un ramo che si forma su germogli con forte crescita da un meristema ascellare, che non evolvono a gemma, ma immediatamente si allungano. I rami anticipati portano gemme a fiore, dunque sono produttivi. In potatura verde se ne asporta una parte, nell’operazione del diradamento dei frutti. Si eliminano quello peggio posizionati o che s’incrociano, per evitare danni ai frutti dovuti allo sfregamento.
Questi rami possono essere vegetativi o misti. Nel primo caso sono rami corti, che non hanno differenziato gemme a fiore. Nella potatura dell’albicocco non vengono toccati, in quanto con il tempo diventano produttivi. Il brindillo misto è corto ed esile, termina con una gemma a legno e porta gemme a fiore di lato. Ha buona fertilità e produce frutti. Nella potatura invernale s’interviene solo per asportare i brindilli in eccesso.
I dardi sono vegetativi e fioriferi (mazzetti di maggio). Il dardo vegetativo è cortissimo (1-10 cm), portato da branche con più di 2 anni. Non ha gemme a fiore all’inizio, ma comincia a differenziarle con il tempo, trasformandosi in dardo fiorifero. Non viene toccato con la potatura. Il dardo fiorifero produce i frutti migliori in qualità e grandezza. In potatura invernale si diradano quelli in soprannumero per regolare la produzione.
Gli interventi di potatura dell’albicocco si differenziano a seconda della forma di allevamento adottata. Non solo nella potatura di allevamento, ma anche quando l’albero è in produzione. Le principali forme di allevamento dell’albicocco sono:
Vediamo le peculiarità del sistema di allevamento più diffuso nei frutteti familiari, ovvero il vaso ritardato.
Nella coltivazione dell’albicocco, il vaso ritardato è la forma di allevamento più comune, specie nei terreni di collina. È una forma che asseconda bene il portamento naturale dell’albero e consente una rapida entrata in produzione. L’albicocco a vaso ha mediamente un sesto d’impianto di 5 x 4 m, con piante adulte che non vanno oltre i 3 m di altezza.
Al momento dell’impianto, si procede con la potatura di allevamento, spuntando l’astone a circa 60 cm di altezza. Con la potatura verde si scelgono i germogli migliori e meglio posizionati, lasciandone 3 o 4, che formeranno la struttura principale dell’albero. Gli altri vengono eliminati.
Nei primi due anni le piante vengono fatte crescere liberamente, limitando gli interventi di potatura dell’albicocco alla rimozione dei germogli in concorrenza con le branche principali.
Con la potatura invernale del terzo anno si pratica una spuntatura per favorire la crescita in termini di volume. L’albicocco inizia la sua produzione su rami misti e brindilli che si sono formati sulle branchette produttive. Nella potatura di produzione dell’albicocco a vaso ritardato si deve garantire l’equilibrio vegeto-produttivo. Quindi si praticano tagli di ritorno e raccorciamento sul legno vecchio. Vengono inoltre asportati in rami misti in sovrannumero.
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